giovedì, aprile 24, 2008

La pesca a Camolera : un articolo di Antonio Castiglioni

L'indimenticabile Antonio , con il cui contributo economico e l'incoraggiamento iniziale abbiamo realizzato il sogno della Riserva Il CANALE , ha lasciato a chi non conosce la tecnica di pesca con la Camolera questo articolo che contiene tutte le basi per poterla esercitare con profitto .
Riproponiamo come ogni anno all'apertura della stagione della Camolera ( da Maggio fino alla chiusura di Ottobre ) la "summa del sapere necessario" di base per praticarla che questo grande pescatore ha lasciato in eredita' a chi sapra' coglierne lo spirito che non e' quello del predatore ma bensi' quello di rispettare e proteggere l'ambiente e l'abitat dove esercitarla.
Alla figura Antonio Castiglioni va un pensiero di riconoscenza da parte di chi lo ha conosciuto e, siamo sicuri, anche da chi leggendo le sue "dritte" imparera' ad apprezzare lo spirito di questa tecnica di pesca adattandola alle particolari acque del CANALE.


PESCARE A CAMOLERA ( di Antonio Castiglioni)
Ha più di 60'anni e, come tutte le tecniche escogitate da noi italiani, si è rivelata micidiale. Ha fatto la gioia di un'intera generazione di pescatori e poi è caduta in disuso, complici certe assurde persecuzioni legislative che la accusavano ingiustamente di far strage di pesci pregiati. Ora è il momento di riabilitare la camolera, per almeno due buoni motivi. Primo: non è affatto vero che sia dannosa, basta recarsi in qualsiasi fiume pulito ove è consentita la "fila" di camole per vedere quante trote e temoli sguazzano numerosi nelle correnti. Secondo: la diminuita presenza di pescatori ha fatto sì che raschi e rapide siano oggi molto meno frequentati a tutto vantaggio dei pesci che vi pinneggiano, molto più tranquilli e vulnerabili.
Non importa essere un "drago" della pesca, anche un principiante può iniziare a fare catture già dalla prima uscita. Il bello della camolera sta anche qui: si tratta di una pesca molto semplice, che non richiede una grande attrezzatura né troppa abilità. Naturalmente, se si vogliono ottenere risultati costanti, bisogna mettere in atto qualche trucco.
La camolera permette di pescare tutti i pesci delle veloci e pulite correnti di fiumi e torrentoni. E' una pesca di ricerca che comporta spostamenti frequenti, lanci e recuperi; quindi molto dinamica e divertente. E un sistema pulito che richiede un'attrezzatura semplice, facile a praticarsi ma che esige spirito di osservazione e, quindi, una certa concentrazione. E poi non dimentichiamo che il pesce resta allamato con ami piccoli, spesso privi di ardiglione, e perciò lo si può rilasciare vivo e vegeto nel rispetto più totale della natura.
L'attrezzatura
Per iniziare basta una sola canna: quella tradizionale è una canna ad innesti in tre pezzi, ad azione rapida e rigida. L'ideale è una tre metri e trenta in carbonio, con una potenza di lancio fino a trenta grammi, dotata di portamulinello scorrevole per ottenere una perfetta bilanciatura col mulinello. In alternativa si potrà utilizzare anche una canna telescopica da lancio un po' potente, del tipo di quelle usate nei laghetti capace di lanciare almeno 30-40 gr. di zavorra.
La zavorra è costituita dai classici "temolini", piombi montati su un pezzo di tubo in gomma che, contenendo aria, li rende mobili e saltellanti sul fondo, permettendo alla corrente di trasportare la montatura.
Il mulinello deve essere robusto, con una discreta capacità di contenere filo e una frizione eccellente. Il nylon in bobina deve essere uno 0.20 di buona qualità, con perfetta tenuta al nodo e buona resistenza all'abrasione.
Di camole è bene possederne un discreto assortimento di taglie e colori. Il montaggio della camolera viene generalmente effettuato sulle cosiddette "lenze di fiducia": si tratta di lenze costriite con asole costituite da nodi scorrevoli. In queste asole viene inserita la camola, montata su un bracciolo di naylon che termina con un nodino. Questo sistema consente di sostituire velocemente le camole semplicemente tirando i nodi scorrevoli. Infatti le camole devono essere sostituite fino ad individuare il colore e il tipo di camola su cui i pesci mangiano .
Inoltre, visto che quasi sempre si pesca stando in acqua per avvicinarsi al pesce che, specie nei mesi che fa caldo, si sposta nella vena principale della corrente, occorrono anche un buon paio di stivali a tutta coscia o alla cintola (beIt) e un guadino.
Ci sarebbe da dire parecchio sull'eterna controversia tra canna morbida e canna rigida. Limitiamoci a consigliare un attrezzo rigido: i fusti in carbonio ad alto modulo oggi permettono di ottenere attrezzi leggeri e sensibilissimi nel cimino, che danno un controllo dell'esca incredibile. Poi scegliere un attrezzo fra i tre metri e trenta e i tre metri e sessanta con un'ampia gamma di pesi lanciabili, che permetta di pescare in qualsiasi fiume e di salpare un bel temolo o una trota con celerità

Le Esche
Questo è un argomento che suscita molti dubbi tra i principianti. Se puntiamo a temoli, trote e cavedani è sufficiente un certo numero di imitazioni di ninfe montate su ami piccoli, dal numero 12 al 16. La struttura dell'amo ha molta importanza. Non dimentichiamo che si lavora in condizioni difficoltà, col pesce che vende cara la pelle anche perché può sfruttare la corrente. L'amo deve avere un'ottima penetrazione, reggere alle sfuriate senza spuntarsi o piegarsi e avere le dimensioni adatte per montarvi l'imitazione. Andranno bene degli ami bronzati, con punta lunga e ardiglione arretrato, oppure quelli di tipo valsesiano, con punta molto lunga e senza ardiglione. Esistono in commercio ami appositamente fatti per la costruzione delle camole.
Il Temolo è la preda principe e la più pregiata di questa tecnica che permette di insidiare allo stesso modo anche trote, cavedani e barbi.
Dopo la fase primaverile, quando può andare bene qualsiasi imitazione purché di tinta tendente al marrone e verde marcio, con l'arrivo del caldo la disponibilità di cibo aumenta. Tra i sassi dei raschi è tutto un brulicare di larve. Le effimere si schiudono; basta osservare attentamente la superficie del fiume dove l'acqua è increspata per vedere un'enorme quantità di ninfe che affiorano dal fondo per dar vita all'insetto alato. Durante il tragitto che va dai sassi alla superficie l'insetto è facile preda dei pesci, però bisogna offrir loro un'imitazione quanto più verosimile possibile. Colore e sagoma sono determinanti.
Nel caso di acque torbide come quelle che può capitare di trovare dopo un improvviso temporale estivo, ottima è una ninfa di lana a corpo rigato in tinsel argento o oro di colore nero o marrone, tipo March Brown con peduncoli di pernice. Una buona variante è il colore oliva, se l'acqua è molto calda. In alternativa va bene anche l'imitazione di ninfa in pelo di lepre, difficile da trovare nei negozi, che Imita le grosse ninfe di insetti del genere Ecdjonuridi.
Se l'acqua è limpida dare la preferenza a ninfe piccole, più chiare ma sempre su toni oliva, con qualche riflesso argenteo o dorato derivato dall'inserimento di tinsel. Il temolo è sempre molto sensibile a queste tonalità. Il suo stomaco e la curiosità tipiche di un pesce insettivoro sono insaziabili sotto questo aspetto.
Per trote e cavedani possono andare bene le ninfe dorate con una piccola striscia di tinsel oro sulla parte inferiore e in testa una hackle di gallo, di colore marrone, oliva o giallo. Sui fiumi di buona portata e acqua chiara, come il Ticino o l'Adda, queste imitazioni hanno sempre dato ottimi risultati nei confronti delle trote. Sarà forse per la forma panciuta fatto sta che i salmonidi, da buongustai impenitenti, non sanno resistere a queste esche molto appetitose purché ben presentate.
Ma esiste un modo di capire che cosa sta mangiando il pesce, così da usare sempre le imitazioni più redditizie? Un trucco c'è, ma farà storcere il naso a certi "puristi". Si tratta di sventrare la prima trota o cavedano decenti e osservare cosa hanno nello stomaco. Le camole mangiate per ultime sono ancora integre e ben visibili, sicché non ci vuole molto a capire se le nostre imitazioni dovranno avere certe sfumature, più o meno hackles o determinate dimensioni. Una volta trovata l'esca, non resta che sostituire le tre camole con quella giusta per aumentare le probabilità di cattura. Così, cambiando i vari tipi di ninfa e il peso da applicare a fine fila in funzione delle condizioni dell'acqua, si ottengono, un po' per volta, risultati sempre più soddisfacenti. Come sempre, però, gran parte del successo dipende dall'abilità personale, dall'inventiva e dalla capacità di trarre insegnamento dalle esperienze maturate sul campo.

Leggi e limitazioni
In alcune regioni d'Italia, come ad esempio in Piemonte, la pesca a camolera è stata vietata per l'assurdo pregiudizio che si tratti di una pesca distruttiva perché troppo micidiale. In realtà non si capisce con quale fine logico si è demonizzata una tecnica di pesca tanto tradizionale, che proprio in questi luoghi ha avuto le sue origini.
Un dato di fatto è che per esempio in Trentino oppure nel fiume Adda in Valtellina, ove questa tecnica è permessa, il numero dei temoli è addirittura in aumento!
Non è meglio usare il cervello e inculcare il principio della autolimitazione e rispetto delle leggi? Si può, al limite, ridurre il numero delle esche, tre artificiali sono più che sufficienti; limitare il periodo, limitare i giorni, ma a cosa serve abolire?

3 commenti:

Unknown ha detto...

Molto interessante

Unknown ha detto...

Salve, io sono nato camolista, spero in futuro dei nostri figli, che se ne faccia tesoro di questa bellissima tecnica insegnataci dai nostri vecchi....

ALESSANDRO MONICO ha detto...

Buongiorno, sono un pescatore che pesca da piu di 50 anni e sono stato amico del caro Antonio Castiglioni grande personaggio che ricordo sempre caramente.
Ho praticato quasi tutte le tecniche , sono stato per molti anni in più direzioni e anche fondatore nonchè guardia pesca per oltre 15 anni e vi posso garantire che ho sempre promosso la pesca con la camolera e la moschera con la quale ho iniziato prima di diventare anche un moschista e non condivido affatto le restrizioni fatte nei riguardi della camolera per i semplici motivi:
1) è una pesca ecologica
2) il pesce viene allamato sempre in punta di labbro con ami piccoli e quindi il pesce spesso si libera prima di portarlo a riva e comunque si può liberarlo senza nemmeno manipolarlo per la maggior parte delle volte quindi senza arrecare alcun danno.
3) oggi siamo arrivati ad una limitazione delle catture sia giornaliere che annuali e quindi che senso ha limitare una tecnica non invasiva?
4) Se si continua a limitare continuermmo a perdere pescatori e non saremmo più rappresentativi e le associazioni dovranno chiudere battenti, consiglio poche regole serie ed utili e lasciamo ad ognuno di praticare la tecnica che preferische nel rispetto delle leggi e di una sana democrazia.
Alessandro Monico