giovedì, giugno 21, 2007

Tempo di AGONI sul lago Maggiore

Con la riapertura della pesca all'Agone sui laghi riportiamo un articolo sulla tecnica impiegata sul lago di Como che e' valida anche sul lago Maggiore.
I soci della riserva ci segnalano catture copiose a tarda sera sia sulla sponda piemontese ( da Arona fino a Stresa ) sia sulla sponda Lombarda a partire da Angera Ranco ( il permesso giornaliero del costo di 1 euro nel territorio di Angera Ranco si acquista al bar Haiti prima dell'imarcadero di Angera).
Fate attenzione alle disposizioni provinciali che vietano il rilascio del pescato ( per lo sfoltimento) e che a fronte di un controllo dei guardiapesca, impongono di portarlo all'incenerimento a causa della presenza residua di DDT nel lago maggiore. Chissa' perche' se li pescate sulla sponda Svizzera del lago queste imposizioni non ci sono.
Al di la' di questi lacci e laccioli regolamentari, la pesca dell'agone e' molto divertente ed il piu' delle volte e' un buon pretesto per una bella serata con gli amici al lago

L’Agone (Alosa fallax lacustris), è un Clupeiforme, appartiene alla stessa famiglia delle sardine, si nutre essenzialmente di zooplancton ed è una specie stanziale dei grandi laghi prealpini. Assomiglia alla Cheppia, da cui differisce per la taglia più piccola e snella, per la livrea verdastra sul dorso e bianca sul ventre. La bocca è più ampia, e sui fianchi a partire dall’opercolo branchiale e fin verso la metà del corpo vi sono 5 macchie nere di dimensione a scalare. Vive in grandi branchi nelle acque pelagiche soprattutto dei grandi laghi lombardi. Gli Agoni più pregiati e certamente conosciuti, sono quelli del lago di Como, dove alcuni pescatori professionisti e non, preparano i cosiddetti “missoltini”, ovvero, Agoni salati, essiccati al sole e pressati in apposite latte (chiamate missolte, da cui prendono il nome), una vera leccornia servita con delle fette di polenta abbrustolita, diventa un piatto irresistibile per gli amanti dei sapori forti.





In primavera inoltrata, questi pesci dimoranti nelle profondità lacustri, vengono a riva per deporre le uova, ed è in questo periodo, che va dalla metà di aprile fino ad estate inoltrata, che diventano interesse dei pescatori sportivi, i quali dalla riva o da un imbarcazione, con canne da lancio armate con le classiche amettiere, fanno “man bassa” di questi misteriosi pesci, ovviamente nel rispetto dei regolamenti locali, che sul lago di Como, prevedono il divieto di pesca dal 15 maggio al 15 giugno, (salvo modifiche stagionali) con il limite giornaliero di 5 kg. di pesce a pescatore. Ma ora lasciamo la parte legislativa ed entriamo nei dettagli tecnici per pescare questi pesci.

L’attrezzatura:

La canna dovrà avere un’azione di punta, di lunghezza variabile da 4 a 4,5 mt. vanno bene anche delle canne tipo inglese ad innesti con potenza di lancio compresa tra i 15 e i 25 gr., alla quale abbiniamo un mulinello con un recupero abbastanza veloce (5.1:1), di misura 2500/3000, con in bobina 150 mt. di filo dello 0.18/0.20, poi occorrono dei piombi a pera o ad oliva, del tipo con anima interna in ottone con gli occhielli alle estremità, di peso tra gli 8 e 15 gr. e per concludere, l’accessorio più importante, l’amettiera composta da cinque moschette da agone (non più di tre moschette per le zone di tutela ittica, sempre sul lago di Como).
Realizzare la montatura è semplicissimo, una volta preparata la canna, leghiamo il piombo di circa 8/10 gr. al filo del mulinello, con un classico nodo per girella, mentre all’altra estremità del piombo leghiamo l’amettiera, che sarà libera di svolazzare come un terminale a cinque o tre ami.
L’azione di pesca è semplicissima, per prima cosa scegliamo il posto, le passeggiate lungolago con rive che degradano lentamente, in sabbia o piccoli sassi, sono l’ideale, oppure, le foci di piccoli fiumiciattoli o le spiaggette. Giunti sul posto, si lancia al largo, attenzione a trattenere il filo prima che il piombo tocchi l’acqua per distendere l’amettiera, dopo qualche secondo chiudiamo l’archetto abbassiamo la canna verso l’acqua, incominciando un recupero, che sarà costante ma non velocissimo, circa un giro di manovella al secondo, imprimendo dei piccoli colpetti all’indietro con la canna, per animare le nostre esche. La mangiata dell’agone si manifesta con un colpo violento alla canna, la maggior parte delle volte si autoferra, ma quando mangiano in modo più delicato, servirà una piccola ferrata, il recupero dovrà essere costante senza cedere troppa lenza al pesce, altrimenti rischiamo la slamatura, per contrastare prede di grosse dimensioni (rare), è meglio lavorare con l’antiritorno, in modo da tenere sotto controllo la lenza. Quella dell’agone è una pesca divertente, viene praticata generalmente verso sera, nelle ore precedenti il tramonto, ma in certe condizioni, con tempo brutto o durante un temporale, si pescano per tutta la giornata.


Articolo di Pedersini Gianpaolo A pesca in barca sul lago di Como

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sono cresciuto in Pino Lago Maggiore e mi ricordo che quando ero bambino, anche da noi in certi periodi dell´anno, che purtoppo adesso non mi ricordo, amici e conoscenti andavano a pescare in localitá "La Cavalla" gli Agoni.

A me a sempre impressionato con quale voracitá pesci abbocavano.

È anche il mio pesce d´acqua dolce preferito ;-)